Il buonumore è uno stato d’animo importante per il nostro benessere psicofisico. Roberto Assagioli, il fondatore della psicosintesi, scriveva che può essere definito un fratello minore dell’umorismo ma anche un fratello minore della gioia ed aggiungeva che anche i rapporti del buon umore con il gioco sono intimi; il gioco promuove il buonumore, e questo predispone al gioco.
Direi che il buonumore può contare su una buona rete di parentela, sei d’accordo?

Non si evidenziano invece correlazioni positive con l’autocommiserazione, l’impazienza, le preoccupazioni, l’irritazione, la rabbia ecc. Anzi possiamo affermare che questi stati d’animo precludono l’insorgere del buonumore.

E’ facile raccontarci o sentirci dire che dipende dalle situazioni, non certo dalla nostra volontà e quindi il buonumore c’è oppure non c’è, noi non possiamo farci niente.
E se non fosse proprio così?
Mi sento di affermare che spesso, anche se le situazioni esterne non sono incoraggianti e serene è assolutamente necessario crearlo, svilupparlo per stare bene nella nostra giornata e nei compiti che affrontiamo.

Direi che oggi considerando la situazione sociale in cui viviamo, alimentare il buonumore è un lusso necessario. È un carburante che ci permette di aumentare un po’ il nostro capitale di energia.
Per questo ti consiglio di scegliere e programmare momenti che ci mettono di buonumore. Possiamo immaginare e realizzare una piccola terapia quotidiana. Con la consapevolezza che questa nostra scelta può fare bene anche a chi sta intorno a noi.

Come si può suscitare, coltivare e mantenere il buon umore?
Non parlo di azioni dirompenti, ribelli, rottura di schemi, ma si tratta di inserire con deliberata consapevolezza nella propria giornata pillole di buonumore. Ascoltare una musica spensierata (personalmente scelgo spesso canzoni storiche dello Zecchino d’oro) o un atto di gratitudine. Accarezzare una pianta o un animale. Guardarsi allo specchio e sorridersi, oppure tenere a portata di mano alcune foto che mi riportano a situazioni o panorami che fanno bene. Dirsi “Questo mi fa stare bene e lo scelgo per me, lo inserisco tra le mie abitudini.”

In sostanza ti invito ad alimentare nella tua quotidianità angoli di buonumore anche dove non dovrebbero esserci.
Bastano davvero pochi minuti al giorno ma ti assicuro che possono diventare un’abitudine importante e mi raccomando: non dimenticare la terapia!


2 risposte a “La terapia del buonumore”

  1. Avatar Anna Pagnussat
    Anna Pagnussat

    Direi che è un perfetto consiglio… Cercherò di ricordarmelo ogni giorno.. Per procedere con uno stato d’animo migliore… Ma già sono una che si accontenta delle piccole gioie… Riordino la casa… Cucino qualcosa di buono.. Anche se sono sola.. Riparo qualcosa che si è rotto.. Piccole soddisfazioni che mi fanno stare bene 🤣🤣🤣 grazie Lorenza.. Ho letto con molta attenzione e ne farò tesoro.. Come tutto quello che ci insegni nei nostri incontri. Abbiamo creato davvero un bellissimo gruppo.. Anche oggi è stato interessante👏👏👏

  2. Avatar LG
    LG

    È una riflessione bellissima e molto vera. La serenità e il buonumore vanno nutriti e curati come se fossero un piccolo orto, non possiamo aspettarci che crescano solamente in natura!

    Io personalmente trovo interessante anche quanto si abbia lo stesso effetto nell’avere attorno a noi oggetti quotidiani che raccontino delle storie invece che essere anonimi: bere il caffè nella tazza che ci hanno regalato per la laurea, indossare un maglione che apparteneva a mio padre, accendere per qualche minuto la candela comprata con una persona speciale durante un bel viaggio!

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